IL MANTRA OM (A U M)


IL MANTRA OM (A U M)

Mantra è una parola sanscrita composta dalle radici man (da manas, mente, intelletto) e tra (da traya, proteggere); un mantra dunque è una formula sacra che protegge la mente del praticante.

Da cosa la protegge? Secondo la tradizione buddhista ciò da cui bisogna gradualmente emanciparsi è la concezione erronea di sé stessi e dell’ambiente nel quale dimoriamo; nei Tantra infatti viene insegnato che la natura ultima di ogni essere senziente è pura e priva di imperfezioni, esattamente come quella della divinità e della sua dimora (il mandala). La recitazione di un mantra, evocando la vibrazione della deità, ci fa entrare in risonanza con essa; in altri termini, il mantra è la divinità nel suo aspetto vibratorio. Per questo motivo l’energia del mantra viene considerata molto potente e la sua pratica é estremamente diffusa in oriente (in particolare tra i praticanti buddhisti e induisti), sia sotto forma di semplice recitazione (sonora o mentale), che di salmodia o vero e proprio canto (come nel canto vedico e nelle pratiche devozionali del kirtan e del bhajan).

Nel Nāda Yoga di Vemu Mukunda il termine mantra assume più laicamente il significato di vibrazione che indirizza l’energia in un particolare punto del corpo, con gradazioni che vanno dal più grossolano al più sottile. L’uso sapiente dei mantra (e, in particolare dei cosiddetti bija mantra – mantra seme) riveste in questo contesto un importante aspetto trasformativo, in quanto consente di indirizzare l’energia vibratoria laddove ve ne sia maggiormente bisogno. Sono bija mantra anche i fonemi usati per indicare le note nel sistema musicale indiano (SA, RI, GA, MA, ecc.) che vengono usate anche nel canto delle scale trasformative.

Il prof. Mukunda ha trasmesso ai suoi allievi alcuni mantra della tradizione vedica, spiegando che essi devono essere visti come potenti suoni in grado di produrre effetti benefici in tutti gli aspetti della vita quotidiana.

OM, la sillaba sacra


La sillaba sacra OM, come è noto, compare all’interno del corpus teologico delle due più grandi religioni indiane, l’induismo e il buddhismo; è presente inoltre nel jainismo e ha un ruolo di grande importanza anche nella tradizione dello Yoga.

Il significato di OM non è univoco, esistono molte interpretazioni a seconda del contesto nel quale esso compare ma, in generale, questa sillaba si riferisce al principio divino che, in accordo a queste scuole, dimora in ogni essere senziente.

OM deriva dalla contrazione delle sillabe A – U – M, che per gli induisti corrisponde (tra le varie accezioni possibili) ai tre stati di coscienza connessi all’esperienza umana (sonno, sogno e sonno profondo); vi è anche un quarto stato, totalmente trascendente, che rappresenta l’unità sostanziale dei primi tre. Per i buddhisti invece le tre sillabe corrispondono all’essenza di corpo, parola e mente della divinità. In entrambe le tradizioni la sillaba OM compare molto spesso come solenne affermazione all’inizio di un mantra.
Nella cosmogonia induista OM è indicata anche come la vibrazione fondamentale che ha prodotto il passaggio dallo stato potenziale a quello dinamico dell’energia primordiale (o coscienza universale), la forza che ha dato poi origine all’ intero universo materiale.

OM è quindi anche l’origine di ogni suono esistente nell’universo e viene considerato come la somma e la sostanza di tutti i suoni che può produrre l’apparato vocale di un essere umano.

Prana, nadi e chakra

In accordo a quanto descritto nel “Sangitaratnakara”, di Sharngadeva, celebre studioso dell’arte musicale vissuto in India nel XIII secolo, il mantra AUM assume una connotazione del tutto particolare.

L’esposizione di Sharngadeva poggia sul modello mutuato dai Tantra secondo il quale il corpo sottile di ogni essere umano è percorso da 72.000 canali psico-eterici (nadi) all’interno dei quali scorre l’energia vitale (prana).

Le nadi principali sono tre, di cui la più importante è chiamata Sushumna, la quale scorre verticalmente lungo l’asse centrale partendo dal primo chakra (Muladhara) e terminando al settimo (Sahasrara). I chakra (normalmente indicati in numero di sette) rappresentano i centri energetici dislocati lungo Sushumna e deputati a raccogliere l’energia cosmica e ad utilizzarla per sostenere tutte le funzioni vitali del nostro organismo. Ogni chakra ha caratteristiche e funzioni specifiche e vengono descritti come vortici di energia pranica che vibrano a frequenze elevatissime.
Attorno a Sushumna si avvolgono come due serpenti gli altri due canali, Ida e Pingala; Ida scorre sul lato sinistro e porta l’energia di tipo femminile mentre Pingala scorre sul lato destro e porta l’energia maschile.

Le ottave musicali nel corpo umano


Secondo il Nāda Yoga, lungo l’asse centrale possiamo ritrovare le tre ottave musicali del corpo umano; questo significa che Sushumna può essere visualizzata come una corda tesa che, a seconda dei punti in cui vibra maggiormente, produce un determinato effetto emotivo.

In particolare prenderemo in considerazione l’ottava centrale (media), che ha origine all’ombelico e termina al terzo occhio (punto energetico posto in mezzo alle sopracciglia). Per fare alcuni esempi, nell’ottava media il punto appena sopra l’ombelico corrisponde all’ansia mentre il punto posto all’attaccatura delle narici, vicino agli occhi, corrisponde alla rabbia (quando ci si altera molto si usa dire che “ci va il sangue agli occhi”), ecc.

Nell’ottava centrale sono stati individuati complessivamente 22 punti emotivi; essi vengono chiamati “shrutis” e corrispondono alle frequenze sonore utilizzate nella musica classica indiana.
Tutti questi punti sensibili disposti lungo il canale centrale sono correlati sia a parti del corpo fisico (organi), sia alle nadi, seppure in modo leggermente differente da persona a persona.

Il mantra OM nel Nāda Yoga


Esistono alcuni punti in cui i tre canali Sushumna, Ida e Pingala si incrociano formando dei nodi chiamati granthi; queste intersezioni sono energeticamente molto importanti e vedremo ora perché.

Abbiamo detto che il mantra OM è formato da tre suoni: A, U e M.

Secondo il Nāda Yoga la sillaba A risuona nel punto in cui Ida e Pingala, si intrecciano all’altezza dell’ombelico (Brahma Granthi), la U vibra nel punto in cui questo accade all’altezza del chakra del cuore (Vishnu Granthi) mentre la risuona nel punto in cui i canali si annodano al terzo occhio (Shivam Ghranthi).

Questi tre punti hanno una grande rilevanza dal punto di vista energetico ma anche vibratorio: la A infatti corrisponde alla tonica individuale, la U risuona come intervallo di quinta giusta rispetto ad essa mentre la M vibra all’ottava superiore (cioè al doppio della frequenza). Allineando questi tre suoni ecco che si compone una sorta di scala musicale primordiale corrispondente al mantra AUM.
Forse non è casuale che le note sulle quali si accorda normalmente la tanpura (lo strumento-bordone per eccellenza della musica indiana) corrispondano proprio a questi intervalli.

Il canto del mantra OM

Nelle sue ricerche Mukunda ha riscoperto una modalità di intonazione del mantra OM tanto antica quanto dimenticata; la differenza di esecuzione rispetto alle forme più diffuse attualmente (legate soprattutto alla tradizione del canto vedico e alle pratiche di mantra yoga) è significativa, ma solo perché si pone degli obiettivi peculiari che ora vedremo più nel dettaglio.
Attraverso una semplice meditazione basata su respiro, ritmo e visualizzazione, i tre mantra, A, U e M vengono intonati dapprima singolarmente e poi in rapida successione, con un glissato.

Ogni fase della meditazione possiede una propria caratteristica e produce un determinato effetto: il mantra A, che, come abbiamo visto, corrisponde alla tonica, sviluppa principalmente la calma mentale mentre la U, posta all’altezza del quarto chakra, stimola l’apertura del cuore e il contatto con il mondo esterno. Il mantra M, riproducendo la tonica ma all’ottava superiore, induce una calma assoluta connessa al sé superiore.

Intonando per intero il mantra AUM attueremo una sorta di pulizia delle energie bloccate all’interno del canale centrale, toccando uno ad uno, con un lungo glissato, tutti i punti emotivi (shrutis) dislocati lungo il percorso.

La pratica sarà più efficace se intoneremo le varie fasi del mantra in accordo alla nostra tonica individuale.

Torna a Cos’è il Nāda Yoga.